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- La festa dopo la lotta
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A Youssef, un giovane tunisino, per ordine della Pretura di
Créteil, viene ascritta l'interdizione giudiziale del
territorio francese, avendo egli infranto la legge sugli stranieri.
Gli viene comminata la doppia punizione. Noi siamo in molti a
conoscere Youssef ed a volergli bene. E' sposato ed ha un bimbo
di pochi mesi. |
Una mobilitazione senza precedenti si è formata
attorno al sindacato CGT. Dopo di che ho ricevuto una lettera
personale del ministro dell'Interno, con la quale mi veniva garantito,
che Youssef avrebbe ricevuto un permesso di soggiorno, dopo che
la Pretura si fosse pronunciata.
La lotta è stata premiata. Youssef ha ottenuto giustizia.
Si fece subito festa. Il sindacato CGT approntò un buffet
e noi tutti ci facemmo attorno a Youssef, raggiante. C'erano
anche sua moglie e suo figlio. Youssef ci disse commosso: "
Non pensavo di avere tanti fratelli a Parigi ; è solo
grazie a voi se io questa sera sono qui. Grazie di tutto cuore!
". |
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Testimonianza di un giovane
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Prima di celebrare la messa delle 11 nella chiesa cattolica
di Zurigo, ho avuto la gioia di incontrare il gruppo dei cresimandi
con l' assistente pastorale. Ragazzoni di 16 e 17anni. Nel gruppo
c'era anche un anziano cresimato, che era di passaggio; ha 20
anni. Si è fermato con noi. Una fortuna inaspettata per
me! Gli ho chiesto: " Ci puoi dire che cosa ti ho portato
la cresima? " Il giovane non si aspettava questa domanda.
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Visibilmente imbarazzato, ha cominciato a confessare, che,
con la celebrazione della sua cresima, a lui non è successo
nulla. |
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Nulla di significativo. Poi ha aggiunto: " Prima,
quando facevo parte del gruppo dei cresimandi, mi rimettevo all'assistente
pastorale per ciò in cui dovevo credere. Ora
non è più il caso. Lui era il mio riferimento.
La mia fede ora è diventata personale. Sono io a fare
delle scelte, sono io che devo decidere ". Ho ascoltato
queste parole con ammirazione e ho ringraziato questo giovane
per la sua testimonianza imprevista, che chiariva così
bene il passaggio tra il " prima " e il " dopo
", da una fede impersonale e quella in cui si può
dire: " io ". |
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Davanti al Municipio di
Montreuil
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Non eravamo numerosi a protestare contro l'espulsione da parte
delle forze di polizia di 150 Rom della Romania. Dal 2001 occupavano
un immobile che appartiene ai servizi delle proprietà
dello Stato. I bambini frequentavano le scuole. L'intervento
era iniziato alla 6 del mattino. |
Le auto della polizia bloccavano l'intero quartiere. Una
volta espulsi gli occupanti, lo stabile sarebbe stato demolito.
Tutto avviene nel massimo silenzio, essendo i media polarizzati
dall'Irak.
Sui gradini del Municipio, quando si incominciava a prendere
la parola, un giornalista mi ha chiesto:" Corrono un grande
rischio i Rom se ritornano nel loro paese ? ". Si ritroveranno
in miseria, disprezzati e discriminati dalla popolazione.
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I rom non sono dei viaggiatori; sono sedentari, che sopravvivono
in quartieri popolari, ai margini delle città. Per l'80%
sono disoccupati, senza risorse, senza assicurazione sulle malattie
e scelgono l'esilio. |
Questa espulsione è la quinta dalla scorsa estate.
Al loro paese i Rom non sono niente. |
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Conferenza a Vienna
Quattro giorni in Austria mi hanno permesso di prendere
spesso la parola in presenza di svariati auditori, inclusi dei
liceali.
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La prima conferenza a Vienna, tuttavia, mi ha toccato in modo
particolare, in quanto mi rivolgevo a degli operatori sociali,
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che si rifacevano al Vangelo e mi avevano chiesto un intervento
sul tema : " impegno politico e beatitudini ". I convenuti
mi hanno impressionato per la ricchezza delle loro esperienze
umane e spirituali: impegno verso gli esclusi, lotta contro l'ingiustizia,
fede in Cristo. Donne e uomini, che hanno provato delusioni e
scoraggiamento ma, che non sono soli. Fanno parte di una organizzazione
di provata esperienza. Davanti a me c'era un uomo, che viveva
in una casa di accoglienza con dei rifugiati del Kosovo; il suo
viso rifletteva misericordia.
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Un auditorio veramente speciale, perché la parola si
integrava con l'esperienza e la chiariva. |
I partecipanti già vivevano quanto io dicevo o,
meglio ancora, si potevano riconoscere nelle mie parole. Ed ecco,
che mi sono lasciato andare a parlare per un'ora e mezza, cosa
del tutto insolita per me ! |
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