Corte d'Assise |
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Sono stato chiamato a presentarmi davanti alla Corte d'Assise
d'Appello di Angers per essere ascoltato in qualità di
testimone. Due militanti contro l'esclusione e la disoccupazione
sono stati condannati a dieci e cinque anni di reclusione criminale.
Questa condanna fa seguito al decesso, in circostanze non chiarite,
di una giovane militante per i Diritti dell'Uomo.
Nella sala affollata del tribunale, vedo per la prima volta
questi due giovani giungere ammanettati. |
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Mi hanno scritto delle lettere veramente toccanti ed angosciate.
I loro avvocati mi hanno fatto pressioni perché io fossi
presente. Come rifiutare? Non è tuttavia facile essere
un testimone quando non si conoscono gli interessati. Si ha un
bel leggere i ritagli di giornale ed incontrare gli avvocati,
niente vale come la conoscenza diretta.
In un'atmosfera solenne ed un pesante silenzio, il Presidente
tira a sorte i giurati, che prendono posto intorno a lui. Alcuni
si fanno avanti dopo essere stati chiamati, ma, venendo ricusati,
dopo un mezzo giro su sé stessi e senza aver proferito
parola se ne ritornano al loro posto. Dopo di che segue l'appello
di una ventina di testimoni! In considerazione di questo folto
numero ed allo scopo di avere il tempo di conoscere i nuovi elementi
apportati alla pratica, il tribunale decide per delibera di rinviare
il processo.
I giornalisti m'interrogano sulle mie reazioni: "Spero
in una giustizia equa dopo l'eccesso delle pene inflitte a questi
due militanti. Il rispetto stesso della memoria della vittima
richiama alla necessità che questo processo non sia l'occasione
per un altro dramma, distruggendo l'avvenire di questi giovani
dal percorso di vita così precario. |