Il catechismo elettronico

di Mons. Jacques Gaillot, Vescovo di Partenia



L'esclusione:
problema d'uomo;
problema di Dio?
Dio esclude?Ges ù non esclude: raccoglie
Gesù è esclusoIl compito dei Cristiani
Che cosa significa oggi
essere cristiani?
Essere cristiani oggi
ViolenzaCatechismo

TolleranzaGesù apre al senso della vita



L'esclusione:
problema d'uomo;
problema di Dio?




Catechisme



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Senza sosta mi parlate dei problemi delle esclusioni. Ve ne sono di ognigenere: economico, sociale, politico, religioso. Concretamente esse significanodrammi, sofferenze, talvolta perfino la morte.

E' vero!
Ma chi di noi non ha mai conosciuto l'esclusione. Si tratta, ahimé,di una realtá fondamentale della nostra vita. Per considerare seriamenteil problema, che ognuno si interroghi: in quali circostanze si èlui stesso sentito escluso? Quale è stata allora la sua sofferenza?
E' sempre in rapporto a un altro, a un gruppo, che ci si sente esclusi.Il sentimento di solitudine che ne risulta è forse la sorgente dell'angosciapiù profonda che ci possa essere. Esso colpisce al cuore la nostravolontà di vivere, di amare.

Può accadere che questo sentimento dipenda dalla nostra mancanzadi misura. Noi vorremmo tanto avere tutto, essere sicuri di tutto, conosceretutto, essere amati da tutti, e non possiamo che esserne delusi. E' cosìdifficile adattarsi alla propria misura, credere che abbiamo valore cosìcome siamo, con i nostri limiti. E' tanto difficile amare sé stessicome si è. Si vorrebbe essere altri, avere cinque talenti dove nonve n'è che uno, diceva Gesù. Quando il nostro sogno su noistessi crolla, ci sentiamo scacciati da noi stessi. Nella nostra delusioneci rinchiudiamo in noi stessi, erigiamo barriere per proteggerci. E' latragica storia dell'umanità. Per mancanza di fiducia (in noi stessi?nell'altro? in Dio?) escludiamo a nostra volta.
Non possiamo sfuggire a questo sentimento di esclusione che ci fabbrichiamose non a una condizione, aver incontrato qualcuno che ci accolga veramente,che ci ha preso tali quali siamo, che ci ama senza condizioni. Felicechi può avere questa certezza.
Ora, sono innumerevoli gli uomini che non hanno mai incontrato questo sguardo.Nel mondo economico, sociale, politico e perfino della famiglia, ahimé,molti segnali concreti dicono: non vali niente, non esisti, non conti nulla.Per dirlo si può perfino appellarsi a Dio. Quante volte, in Suo nome,si dichiara: tu sei nulla, sei colpevole, sparisci. "Al diavolo!".

 

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Dio esclude?




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All'inizio della Bibbia si racconta che la coppia umana non riesce adavere fiducia nel Dio che l'accoglie e la crea per l'amore. Sognando sututto ("della conoscenza del bene e del male") essa scopre tragicamentela sua nudità e si sente ormai esclusa dal "paradiso".Da allora il mondo le appare terra di esilio. Tutto ciò che ènaturale sembra ostile. Tutto è perverso.
Ma non è Dio che esclude! Egli domanda ad ognuno di noi di acconsentiread essere ciò che è sapendosi amato. Ben compresa, l'intieraBibbia appare come il racconto della chiamata di Dio ad uscire da questocerchio dove ci richiudiamo e dove richiudiamo gli altri. Tutto quanto essariporta non è che cammino verso la scoperta di questa veritàfondamentale, alla quale non arriviamo a prestare fede: Dio è padree ci ama gratuitamente.
Questa è la scoperta che prorompe in Gesù.

 

 

 

 

 

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Gesù non esclude: raccoglie




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Se vi è un ricordo che Gesù ha lasciato, è la suaapertura ai più poveri, agli esclusi, dalla società, dallareligione. Il suo segno distintivo è il modo in cui divideva contutti il pasto, rompendo i tabù, le interdizioni, le paure. E lesue battaglie sono sempre contro coloro che escludono.
Fino al punto che Egli si identifica nell'escluso: quando descrive il giudiziofinale del mondo presenta sé stesso nella situazione del giudicedavanti al quale tutti compaiono. La sua sentenza ad alcuni: "Mi aveteaccolto quando ero straniero, nutrito quando avevo fame, vestito quandoero nudo. Entrate nel Regno." E costoro gli chiederanno: "Quandoti abbiamo accolto quando eri straniero, nutrito quando avevi fame, vestitoquando eri nudo?" Ed Egli risponderá: " Ogni volta chel'avete fatto al più piccolo dei miei è a me che l'avetefatto".
E ai cattivi Egli dirà: "Mi avete respinto quando ero straniero,povero, senza rifugio. Lontani da me!" E quelli protesteranno: "Quandomai ti abbiamo incontrato, respinto?" Ma Egli: "Nella misura incui voi l'avete fatto ad uno di questi piccoli è a me che l'avetefatto".
E' in ogni uomo che si decide il destino dell'umanità. Che si decide"il Cristo".

 

 

 

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Gesù è escluso




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Questo comportamento, che rompe tutti i tabù, è insopportabile.Esso rimette in discussione tutto il funzionamento della società,ma anche quello di ciascuno di noi. Gesù sarà dunque escluso.La congiura di tutti i poteri, quella dell'umanità effettiva, locondanna. Egli sarà quindi respinto, crocifisso fuori dalle muradella città, precisano i racconti della Sua passione. Ma Egliaccetta questa esclusione, la sua morte, perché mosso dalla certezzaprofonda che, se è respinto dagli uomini, è amato fondamentalmenteda colui che Egli chiama Padre, da Dio. Egli, che è escluso, nonesclude mai. Con questo Egli rivela che cosa è la vita vera, liberatadall'angoscia esistenziale, nella fiducia. Al di là della morte Eglivive e raccoglie.

 

 

 

 

 

 

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Il compito dei Cristiani




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"Ogni uomo diviene mio prossimo nella misura in cui mi avvicinoa lui, quali che siano le differenze e le barriere che ci separano. Il cristianoè posto così subito fuori dal cerchio, o dal ghetto, dei suoisimili. Egli non può consacrare la sua attenzione e il suo amoreunicamente a quelli e a quelle della sua cultura, della sua classe sociale,della sua Chiesa!" (i Vescovi del Maghreb).

 

 

 

 

 

 

 

 

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Che cos'è oggi
essere cristiano?




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Cominciamo col chiederci:
Che cosa è il Cristianesimo?

Stiamo per festeggiare il duemillesimo anniversario della nascita del suofondatore. Fortuna o rischio? Introduzione solenne al museo del passatoo apertura sull'avvenire?

Duemila anni fa nasceva questa corrente spirituale di un uomo, Gesù:ebreo della Palestina, il cui messaggio, e soprattutto lo stile di vita,le scelte fondamentali e il modo in cui affronta la morte hanno lasciatouno straordinario ricordo. In lui i suoi discepoli hanno avuto l'intuizionedi ciò che era l'essere umano nella sua pienezza, di ciò chenoi tutti eravamo chiamati a diventare: nati dalla terra, come lui, siamocome lui chiamati a sollevarci al disopra di tutta la materialitàche ci condiziona. Questo soffio che lo suscitò, lui che nondomanda che di sollevarci, i cristiani lo chiamano lo Spirito di Dio."E' nato da Dio", si dice di Gesù. Noi siamo tutti chiamatia "nascere da Dio": in Gesù noi scopriamo che "l'umanooltrepassa l'umano".

Per definire Gesù i suoi primi discepoli hanno ripreso un titolomolto significativo per gli ebrei di questa epoca: Messia o Cristo,da cui i cristiani trassero in seguito il loro nome.

Il cristianesimo è dunque questa vasta corrente di uomini e di donneche, in un modo o in un altro (e spesso modi diversi e addirittura opposti)si fanno forti di Gesù Cristo.
Come ogni corrente spirituale il cristianesimo si è organizzato:la corrente è divenuta Chiesa, gruppo chiamato allo scambio, allafesta, alla diffusione. Come ogni istituzione umana, la Chiesa si èspesso tragicamente divisa, irrigidita, perfino fossilizzata. Tuttavia,attraverso la storia, il cristianesimo ha suscitato una vita straordinaria.
Vivrà? Ha ancora il diritto di vivere?
Il problema è che il cristianesimo non esiste più se non èaltro che passato. Esso muore dal momento che non si definisce piùse non per l'appartenenza a un gruppo, a una struttura, a un apparato.

 

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Essere cristiani oggi




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Cristiani lo si diventa in maniera personale.
Si può nascere cattolici, protestanti o senza religione all'inizio,è un problema di ambiente.

Vi sono quindi uomini e donne che possono pretendersi cristiani, ma chenon lo sono, perché non hanno mai ratificato, adottato concretamentenel loro stile di vita il capovolgimento implicito nell'affermazione Gesùè il Cristo. Questo uomo libero, aperto, rivolto verso l'avvenire,quest'uomo "nato da Dio" ci permette di ritrovare la fiducia edi vivere in modo diverso, perché noi crediamo di essere amatida colui che chiamiamo Padre.

Non si è cristiani. Si cerca di diventare cristiani. E' unalunga avventura di vita, di morte, di amore.
Ma se il cristiano crede che Gesù, l'Umano nella pienezza del termine,ha condotto fino alla fine questa avventura della fiducia, credeanche che questa stessa avventura si ripete in ognuno di noi. I Vangeli,questi libri che sono l'eco della formidabile esperienza vissuta dai testimonidi Gesù, presentano questi come la misura della vera umanità.Egli è "la via, la verità, la vita". Ci permettedi vivere in piedi, con i piedi sulla terra, la fronte levata al cielo.Il cristiano è colui che si crede chiamato a vivere così;è colui o colei che si apre all'altro, all'uomo, al più piccolo,al più debole: perché è da qui che si giudica l'amore.
Il cristianesimo? E' una precisa corrente spirituale, ma alla sua radiceè un richiamo alla verità dell'umanità.
I cristiani non diventano tali che riprendendo il cammino di Gesù,in altre parole inserendosi nella realtà umana. La base del cristianesimo,il suo ambiente, è l'umanità nella sua totalità. Soltantoquesto inserimento gli dà senso.

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Violenza




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La storia dell'umanità è segnata dalla violenza distruttiva,ben diversadalla semplice forza della vita. Noi la pratichiamo e noi nesoffriamo. Chefare?
La violenza sarebbe naturale! La vita si nutre di morte. Ma l'animaleuccideper vivere, non per distruggere. La sua violenza è regolatadall'istinto.Libero, l'uomo può distruggere: Tagliato fuori, lontano daDio, persala sua fede spontanea in Lui, si sente perduto. Egli reprimeallora gelosamentetutto ciò che sembra fargli ombra. Nella Genesi, Cainouccide suofratello Abele: incapace di accettare sé stesso davanti a Dio,eglivive la sua condizione come ingiusta. Partendo da questa visione cheegliha di Dio egli intende imporsi, quindi eliminare.
Per contenere questo male, l'uomo crea istituzioni, sistemi religiosi,socialie politici che devono canalizzare la violenza facendosene carico. Inrealtà,rendendola stabile, essi la contengono senza cambiare l'uomo.Talvolta l'amplificanoaddirittura (tirannia o ideologia fanatica in nome diun assoluto).
Per rompere il cerchio non occorre una ricetta miracolosa ma un camminodifficileda percorrere. La Bibbia lo descrive attraverso la storia delPopolo di Dio.Benché segnato dall'appello alla riconciliazione dell'uomocon l'uomo(v. il racconto di Abramo), questo popolo vive l'esperienza delbisogno istintivodi affermazione contro l'altro e questo in nome di Dio. Iracconti biblici(in particolare i libri che descrivono in modo alquantofantasioso la conquistadella Palestina, 1000 anni prima di Cristo)illustrano questo passaggio diuna selvaggia violenza.
Questa storia descrive in realtà la storia di ogni individuo e diognigruppo. Ognuno porta in sé, nel suo segreto, il sogno di dominarel'altro.
Tuttavia ognuno aspira anche all'armonia ritrovata, come l'esprimono igrandiprofeti di Israele: ...il lupo starà vicino all'agnello... Sullamiamontagna sacra nessuno commetterà più né il malené la perversità, perché laconoscenza del Signore riempiràla terra come le acque coprono il mare"(Isaia, 11, 6-9).
Ma qual è il vero volto di Dio? Fino a che punto coincide con l'immaginechece ne facciamo?
In un lacerato mondo antico Gesù chiama a rompere la catena dellaviolenza:"Non resistete al malvagio. Se qualcuno ti percuote sullaguancia destra,porgigli l'altra... Amate i vostri nemici e pregate per quelliche viperseguitano, per mostrarvi figli del nostro Padre che è neicieli". Maparlando in questo modo egli esaspera i violenti.
Con la sua vita e la sua morte Gesù rivela il male che rode il nostrocuore.Il suo segreto: accettare la sua realtà di uomo fragile, nellaconfidenzain Dio il cui amore lo rassicura al di là della morte. "Padre,iorimetto la mia anima nelle tue mani". Vivendo come Figlio amato dalPadreegli fa vivere l'altro. Sulla croce può dire: "Padre, perdonaloro perchénon sanno quello che fanno". Così egli smascherala nostra violenzarimandandoci a noi stessi e in questo modo ci rivela ilvero volto di Dioche non è intervenuto con violenza per salvarlo.
La violenza prosegue, nel mondo e nelle Chiese. Ma proclamando laresurrezionedi Cristo i cristiani affermano che si può superare la violenzaeche la pace può nascere nel cuore di ognuno di noi, trasformandosia inostri modi di vivere che le nostre istituzioni.

 

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Catechismo




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La parola "catechismo" suscita sempre echi diversi. Per gliuni è promessadi rinnovamento del genere umano, per altri evocazionedi cattivi ricordi.
Per sé stessa, la parola "catechizzare", di origine greca,significa "fareeco" e, in greco moderno,: "altoparlante".
Questa è l'intenzione del "catechismo elettronico": fareeco a Gesù nellenostre condizioni attuali.
Si può paragonare l'origine del Cristianesimo al "big bang"dei fisicimoderni: all'origine del mondo ci sarebbe stata una esplosioneiniziale
della quale il nostro universo è una immensa eco.
Gesù ha suscitato questa immensa eco in coloro, maschi e femmine,che sisono attaccati a lui. Gli uomini sognavano e sognano, sicuri sempredi unaltro mondo, ma ne hanno contemporaneamente paura. Ci sono volute lungheenello stesso tempo dure esperienze perché i discepoli comprendesseroveramentequello che Gesù intendeva dire loro. Egli stesso sapeva a cheprofondimutamenti li chiamava; egli diceva di doverli lasciare affinchévenisse"lo Spirito" che avrebbe loro insegnato ogni cosa.
Alla morte di Gesù le false attese crollano. Ma nello steso momentounmondo nuovo sta nascendo. Gesù risorto manda lo Spirito promesso.Idiscepoli di Gesù entrano in risonanza con lui e possono ormai essernel'eco.Essi cominciano a catechizzare: "Ho deciso anch'io di scriverne perteun resoconto ordinato perché ti possa rendere conto della soliditàdegliinsegnamenti che hai ricevuto" (Luca a Teofilo, 1, 4).
All'inizio nessuno si preoccupa di mettere tutto questo per iscritto.D'altrondeGesù non ha lasciato scritto alcuno. Qualche decennio piùtardiPaolo, il convertito, scriverà alla prima comunità diCorinto: "La nostralettera, siete voi, una lettera scritta nei nostricuori... Voi sietemanifestamente una lettera del Cristo confidata alle nostrecure, scrittanon con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente".Ecco la tradizionevivente.
A partire dal IV secolo si elaborarono delle catechesi per coloro che sipreparavanoal battesimo.
I catechismi così come li conosciamo sono comparsi con l'appariredellastampa. E' Lutero che ne ha preso l'iniziativa. I catechismi sono manualispessomolto diversi a seconda delle confessioni cristiane, dei paesi odelle diocesi.
L'essenziale è sempre "fare eco" partendo dallo Spiritodi Gesù.

 

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Tolleranza




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Nel nostro tempo la tolleranza assume un senso positivo. Non èil regno dell'indifferenza: la tolleranza consiste nell'accogliere l'altrocome un interlocutore alla pari, un partner riconosciuto nei suoi dirittie necessità. Essa presuppone l'accoglimento dell'altro nella diversità,con il suo itinerario particolare: etico, culturale, sociale, religioso.È una virtù che unisce la forza della convinzione al rispettoper l'altro.

La tolleranza si impone oggi come base delle nostre democrazie. Èuna regola della democrazia ed è la garanzia del pluralismo.

La tolleranza rispetta l'opinione degli altri quando questi non cercanodi imporla con la forza. Per questo tolleranza e laicità son collegate.La tolleranza appare come impegno civico.

Tolleranza e religione devono ugualmente andare di pari passo. La storiadelle religioni ci invita a un serio esame di coscienza. Così l'assenzanell'Editto di Nantes della parola &laqno;tolleranza» deve farci riflettere.La fede non si impone. Nessuna religione può imporsi con la forzaper eliminare le altre. Il Vangelo è un cammino di libertàche invita al rispetto dell'altro. Accedere alla tolleranza è unaconquista che ogni essere umano è chiamato a fare.

 

 

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Gesù apre al senso della vita




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L'assenza di un bene ci dà sovente l'impressione che il suo possessoci garantirebbe finalmente la felicità. È vero che l'assenzadi certi beni essenziali per la vita ci dimostra che non abbiamo trovatoposto in questo mondo. Ci sentiamo "disorientati", "sfasati".La nostra vita non ha senso.

Ma si può avere lo stesso sentimento anche se si dispone di tuttii beni possibili. A che serve tutto ciò che possediamo? Chi siamonoi? L'inquietudine non ha fatto altro che cambiare livello. Ci vorrebbeper noi una parola assoluta che ci garantisca "tu sei amato, tu, nonin funzione di ciò che hai, di quello che produci, ma gratuitamente,per come sei".

La Bibbia rivela questa ricerca: un gruppo errante, disorientato, cercauna terra dove sarà &laqno;a casa sua». Una volta conquistatala,si persuade che un potere politico adatto gli assicurerà la paceche gli sfugge; ma la storia gli rivela la sua illusione. La religione?Il tempio che ci si costruisce è vano, quando le pratiche sono vuote.La legge? Si trasforma in ordine morale devastante, dal momento che nonscaturisce più dal cuore. L'amore umano? Ma esso rimane tanto raroe quanto fragile! Si comprende il grido di disperazione del saggio nel Librodell'Ecclesiaste: "Tutto quanto non è che vanità e inseguimentodel vento".

La spiritualità cristiana ha visto in questa confessione disperatail primo gradino della vera vita, che consiste nel prendere coscienza dellenostre illusioni. Il significato non potrebbe venire dall'esterno, ma soltantoda una mutazione profonda del nostro orientamente interiore.

Gesù afferma: "Se qualcuno ha sete, che egli venga a me ebeva" e "Io sono la vera vita". Per Lui, il "Regno diDio" è molto vicino; "Tornate indietro e credete alla BuonaNovella". Questa è una &laqno;rivelazione» che sfuggeai savi e ai potenti, ma è accessibile agli &laqno;umili di cuore»,a coloro che hanno sete della sola cosa realmente essenziale: la certezzadi essere "amati dal Padre".

Vivendo di questa certezza, Gesù è vissuto in pienezza,ma ha potuto anche affrontare il vuoto, il rifiuto del mondo e la morte.Egli ci esorta a questa scoperta, che sola è in grado di "riequilibrarci",di "darci senso": misterioso raggio di luce, questa confidenzaci permette di amare noi stessi, perché a nostra volta siamo amatiin misura assoluta; attraverso la morte delle nostre illusioni essa significanello stesso tempo apertura all'altro e riconoscimento del vero volto diDio.

La crisi del nostro mondo potrà aprire a questa scoperta dell'essenziale,permettendo di situare al suo vero livello il problema del senso, del significato?Se sì, vivremo nella verità e il resto ci verrà datoin soprappiù.

Scrivete a Partenia: jgaillot@partenia.org