Il catechismo elettronico: Agosto 2001

di Mons. Jacques Gaillot, Vescovo di Partenia

  La Bibbia a prima vista   La prima beatitudine  
 

PARTENIA

Lettere

Diario

Catechismo elettronico

Rassegna retrospettiva

Archivio

Storia

Edzione speciale

Link

E-mail

 

La Bibbia a prima vista  la bible 

Alcuni gruppi attualizzano e ringiovaniscono felicemente i testi evangelici!


La prima beatitudine

arc en ciel  "Beati i poveri in spirito, poiché il Regno dei Cieli appartiene a loro" (Mat. 5,3) 

Questa frase ben conosciuta del discorso della montagna è la prima delle beatitudini chiamate così poiché nove frasi si susseguono cominciando con questa stessa parola "Beati…Beati (anche in latino)".

Nel Gard (dipartimento francese, con capoluogo Nîmes, nella regione Languedoc-Roussillon - n.d.t.) un gruppo di riflessione e di scambio si riunisce regolarmente per dibattere liberamente su di un testo del Vangelo. A partire da ciò che sembra essere un elogio della povertà, ci si è chiesti che cosa bisognasse intendere per povertà materiale.

La povertà materiale sembra relativa alla società in cui viviamo. Gesù stesso, pur non essendo una persona ricca, non faceva parte dei più poveri (figlio di un artigiano, vicino alla classe dei piccoli borghesi farisei). Al contrario, i suoi discepoli appartenevano al mondo dei piccoli, semplici e poveri. Durante il suo ministero, Gesù si è fatto come loro, povero e nomade. Tuttavia, anche in questo caso, bisogna relativizzare la povertà: in un paese dal clima caldo, non c'era affatto bisogno di molti vestiti, in un paese agro-pastorale piuttosto fertile il cibo mancava poco (salvo in caso di siccità), in una regione in cui l'ospitalità era abituale come in tutto l'Oriente ed il Medio Oriente ogni viaggiatore poteva beneficiare di una rete effettiva di solidarietà (anche se le persone più vicine a Gesù non l'hanno sempre riconosciuto, Egli fu accolto in vari luoghi senza reticenze e persino con premura).

pauvreté en Afghanistan 

Tuttavia il radicalismo dell'abbandono dei beni materiali ci mette in una situazione scomoda. Fino a che punto ci si deve spogliare? La povertà è un bene in sé, o l'indigenza è una disgrazia da evitare? Per aver vissuto la povertà materiale, una persona del gruppo testimonia che la povertà difficilmente apporta gioia e serenità quando è troppo grande, in ogni caso nella nostra società attuale; molto rapidamente si verificano rottura con la società (vedi i senza fissa dimora), solitudine, sensazione d'abbandono, impressione di essere paralizzato e di non poter dare più nulla agli altri, socialmente, umanamente, psicologicamente. L'indigenza totale significa marginalizzazione. "Beati i poveri" non può significare ciò.

Come trovare allora il giusto mezzo tra l'essere vicino ai poveri e non troppo vicino ai ricchi? Dove collocarsi? Forse la soluzione si trova in uno stato d'animo che permetta di essere distaccato da ogni possesso, da ogni proprietà a cui si sia troppo attaccati; possedere a sufficienza per vivere correttamente, ma non tentare di accumulare delle ricchezze per il piacere di accumularle; ogni sovrappiù, ridistribuirlo ai più poveri di noi, dividere, dare e quindi lottare contro la povertà degli altri, fare un buon uso del denaro…per gli altri; non tesaurizzare, ma utilizzare i beni materiali come dei mezzi, non di più, e non come degli idoli. Non idolatrare neppure la povertà al punto da compiacersene, ma, se sopraggiungono delle difficoltà materiali, accettarle umilmente cercando di superarle con coraggio. Questo è probabilmente il senso della povertà "di spirito".