La Bibbia a prima vista
Settembre 2005

 

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  Le parabole del tesoro e della perla
 

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Le parabole del tesoro e della perla
Matteo, 13, 44-46

Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

la richesse I commenti di queste parabole insistono spesso sulla rinuncia necessaria per scegliere il regno dei cieli. Bisogna vendere, sacrificare le proprie ricchezze per potere raggiungere il regno. 

Le ricchezze sono anche presentate come un ostacolo alla venuta del regno. È solo un aspetto della parabola, che rischia di scoraggiare più di una persona. Potremmo mettere, al contrario, l'accento sulla gioia e la precipitazione di questi due personaggi nell'acquistare ciò che per loro sembra avere un valore più grande di ciò che vendono senza rimpianto. Tutto sommato, si fanno i loro conti e, se alienano i loro beni precedenti, è perché il loro nuovo acquisto li risarcisce abbondantemente. Sono i loro interessi che li spingono ad agire così. Siamo lontani dalla rinuncia disinteressata.

Per arrivare ad un tale bilancio, bisogna conoscere il valore delle cose. Entrambi cercano e scoprono. 

connaître la valeur

Il regno dei cieli non è dato senza ricerca, senza desiderio di arricchirsi, senza passione. C'è un'aspirazione che è già presente in maniera confusa in sé. Del resto, se il tesoro nel campo è stato "scoperto", significa che c'era già e senza dubbio da molto tempo, ma non lo si sapeva.
La stessa cosa vale per la perla preziosa. È un invito a scoprire questa perla preziosa nella propria vita. Là dove vivo c'era un tesoro e non lo sospettavo. Ma, quando questo è riconosciuto come tesoro o perla di valore, niente conta più davanti a lui. Nessun sacrificio necessario per appropriarsene, ma solamente il desiderio che lo provoca, nessuna rinuncia, ma un'immensa gioia che trasfigura tutto.
Ecco, questo regno a cui Gesù ci fa avvicinare solo in parabole, come se fosse difficile definirlo e delinearlo, ci appare come profondamente desiderabile.

Oltre all'interesse, nella scelta di appropriarsi della fortuna scoperta c'è un pizzico di follia, la follia del collezionista davanti ad un pezzo raro, la febbre del cercatore di tesori. Bisogna vedere in queste due storie la fretta con cui i due uomini procedono alle operazioni pecuniarie necessarie per procurarsi ciò che desiderano. È forse il compimento di tutta una vita verso un "più" ed un "meglio" che alla fine si realizza. Non possiamo lasciare passare l'occasione.

pleinitude Non è né nella mortificazione né nell'ascesi che è dato il regno, ma nel giubilo e nella pienezza, fin da ora e non più tardi. 

Dobbiamo smetterla di fare del cristianesimo una religione di tristezza e di sacrificio, dopo i quali ci sarebbe la felicità. È nella ricerca appassionata e nella scoperta del solo vero bene che il regno è dato al di là di ogni misura.