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- Adorare in spirito e verità
Gli replicò la donna (una samaritana): "Signore,
vedo che tu sei un profeta
I nostri padri hanno adorato
Dio sopra questo monte e voi (i Giudei) dite che è Gerusalemme
il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi,
donna, è giunto il momento in cui né su questo
monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre, [
]
ma è giunto il momento - ed è questo - in cui i
veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità,
perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito
e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".
(Gv 4, 19-24)
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Nella conversazione, molto ricca teologicamente, di Gesù
con la Samaritana, vicino al pozzo di Giacobbe, vale la pena
fermarsi un po' sulle frasi messe in evidenza qui sopra. |
Questa donna percepisce in Gesù una persona eccezionale
e ne approfitta per porgli le domande che porta dentro: "Dove
dobbiamo adorare Dio?". Come noi tutti, è alla ricerca
di punti di riferimento e non vuole sbagliarsi. Dove sta Dio?
Dove possiamo trovarlo per poterlo adorare? A Gesrusalemme o
sul monte Garizim? Gesù sposta completamente il problema.
Non da ragione né ai Giudei nè ai Samaritani; non
possiamo vincolare Dio ad un luogo, lui è di un'altra
natura, una natura spirituale.
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Lungo tutto il suo insegnamento Gesù ci dice dove è
Dio. È sul volto del prossimo che si fa vedere. |
Lì possiamo adorarlo in verità, in maniera
autentica. Dio non si trova più in un luogo, ma prende
l'aspetto di colui o colei che ha bisogno di me, che spera in
me. Ecco dove è Dio, in spirito e verità, ecco
dove bisogna adorarlo. Questi nuovi riferimenti liberano da un
legame troppo stretto tra uno spazio e Dio, che fisserebbe quest'ultimo
in una forma astratta, atemporale, immutabile: pertanto non sono
facili da discernere e da interpretare.
Oggi attribuiamo alla mancanza di riferimenti molti mali
che toccano la società, a cominciare dalla gioventù:
violenza, droga, suicidio
Ma di quali riferimenti si tratta?
Le ingiunzioni che vengono dall'esterno, abbinate ad una sanzione,
non sono più seguite. La paura del poliziotto o la colpevolizzazione
possono funzionare solo per breve tempo.
Le norme che si imponevano da sole, come naturali, sono rimesse
in discussione; non tengono sufficientemente conto dell'evoluzione
culturale verificatasi nelle società e negli individui
e della pluralità dei comportamenti. Allora come operare
una scelta giudiziosa? |
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Siamo tentati di andare a cercare questi riferimenti nel
passato, quando l'aspetto di Dio o dell'autorità sembravano
meglio consolidati.
Ma non possiamo trasporre nell'oggi quello che funzionava ieri.
Da una società stabile e semplice siamo passati ad un
mondo mobile e complesso. Ciò destabilizza, ma nello stesso
tempo quale apertura! La via non è più interamente
tracciata, ma la scelta è divenuta possibile, una scelta
autentica, "in verità". Il riferimento supremo
resta: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato".
È la trasposizione evangelica del divieto dell'omicidio:
"Non uccidere", che struttura ogni società.
Allora è tutto chiaro? Il bene dell'altro non è
sempre facile da discernere. Le discussioni etiche (eutanasia,
aborto, clonazione, immigrazione, economia, salvaguardia del
pianeta
) mostrano che la scelta è difficile. Il
bene ed il male, l'umano e l'inumano non si distinguono in modo
semplicistico. Sono aggrovigliati, talvolta in maniera inestricabile.
Per operare delle scelte in problemi complessi, in cui intervengono
diversi fattori, i punti di riferimento non sono dati una volta
per tutte e legittimati da un'autorità superiore, sono
da ricercare volta per volta, in maniera provvisoria. La loro
validità è fondata sulla loro pertinenza nel momento
in cui si applicano, in un'epoca ed una cultura date. Permettono
di fare progressi? Aprono l'avvenire? Rendono felici?
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L'instabilità, la precarietà, la flessibilità
e la messa in causa permanente fanno parte del nostro mondo postmoderno.
Si tratta di restare in equilibrio in quest'oceano in movimento,
eventualmente di immergersi in esso, ma di non esserne inghiottiti. |
La fede è proprio questo cammino senza assicurazione,
"in spirito e verità". La fede inizia dove non
ci sono più punti di riferimento; dove non c'è
più nessun cammino, chiede di avanzare ancora, di saltare
chiudendo gli occhi senza sapere se ci sarà la terra ferma
che ci accoglierà e, probabilmente, non ci sarà.
Talvolta, di sfuggita abbiamo sperimentato che, anche senza terra
ferma sotto i piedi, non siamo caduti.
È la luce nello sguardo dell'altro, riflesso della luce
di Dio, che ci guida nella maniera più sicura. |