La Bibbia a prima vista
Luglio 2005

 

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  Adorare in spirito e verità
 

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Adorare in spirito e verità

Gli replicò la donna (una samaritana): "Signore, vedo che tu sei un profeta…I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi (i Giudei) dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre, […] ma è giunto il momento - ed è questo - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". (Gv 4, 19-24)

puits de Jacob Nella conversazione, molto ricca teologicamente, di Gesù con la Samaritana, vicino al pozzo di Giacobbe, vale la pena fermarsi un po' sulle frasi messe in evidenza qui sopra. 

Questa donna percepisce in Gesù una persona eccezionale e ne approfitta per porgli le domande che porta dentro: "Dove dobbiamo adorare Dio?". Come noi tutti, è alla ricerca di punti di riferimento e non vuole sbagliarsi. Dove sta Dio? Dove possiamo trovarlo per poterlo adorare? A Gesrusalemme o sul monte Garizim? Gesù sposta completamente il problema. Non da ragione né ai Giudei nè ai Samaritani; non possiamo vincolare Dio ad un luogo, lui è di un'altra natura, una natura spirituale.

sur le visage du prochain Lungo tutto il suo insegnamento Gesù ci dice dove è Dio. È sul volto del prossimo che si fa vedere. 

Lì possiamo adorarlo in verità, in maniera autentica. Dio non si trova più in un luogo, ma prende l'aspetto di colui o colei che ha bisogno di me, che spera in me. Ecco dove è Dio, in spirito e verità, ecco dove bisogna adorarlo. Questi nuovi riferimenti liberano da un legame troppo stretto tra uno spazio e Dio, che fisserebbe quest'ultimo in una forma astratta, atemporale, immutabile: pertanto non sono facili da discernere e da interpretare.

Oggi attribuiamo alla mancanza di riferimenti molti mali che toccano la società, a cominciare dalla gioventù: violenza, droga, suicidio… Ma di quali riferimenti si tratta? Le ingiunzioni che vengono dall'esterno, abbinate ad una sanzione, non sono più seguite. La paura del poliziotto o la colpevolizzazione possono funzionare solo per breve tempo.

Le norme che si imponevano da sole, come naturali, sono rimesse in discussione; non tengono sufficientemente conto dell'evoluzione culturale verificatasi nelle società e negli individui e della pluralità dei comportamenti. Allora come operare una scelta giudiziosa? 

plurailité 

Siamo tentati di andare a cercare questi riferimenti nel passato, quando l'aspetto di Dio o dell'autorità sembravano meglio consolidati.
Ma non possiamo trasporre nell'oggi quello che funzionava ieri. Da una società stabile e semplice siamo passati ad un mondo mobile e complesso. Ciò destabilizza, ma nello stesso tempo quale apertura! La via non è più interamente tracciata, ma la scelta è divenuta possibile, una scelta autentica, "in verità". Il riferimento supremo resta: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato". È la trasposizione evangelica del divieto dell'omicidio: "Non uccidere", che struttura ogni società. Allora è tutto chiaro? Il bene dell'altro non è sempre facile da discernere. Le discussioni etiche (eutanasia, aborto, clonazione, immigrazione, economia, salvaguardia del pianeta…) mostrano che la scelta è difficile. Il bene ed il male, l'umano e l'inumano non si distinguono in modo semplicistico. Sono aggrovigliati, talvolta in maniera inestricabile. Per operare delle scelte in problemi complessi, in cui intervengono diversi fattori, i punti di riferimento non sono dati una volta per tutte e legittimati da un'autorità superiore, sono da ricercare volta per volta, in maniera provvisoria. La loro validità è fondata sulla loro pertinenza nel momento in cui si applicano, in un'epoca ed una cultura date. Permettono di fare progressi? Aprono l'avvenire? Rendono felici?

monde postmoderne L'instabilità, la precarietà, la flessibilità e la messa in causa permanente fanno parte del nostro mondo postmoderno. Si tratta di restare in equilibrio in quest'oceano in movimento, eventualmente di immergersi in esso, ma di non esserne inghiottiti. 

La fede è proprio questo cammino senza assicurazione, "in spirito e verità". La fede inizia dove non ci sono più punti di riferimento; dove non c'è più nessun cammino, chiede di avanzare ancora, di saltare chiudendo gli occhi senza sapere se ci sarà la terra ferma che ci accoglierà e, probabilmente, non ci sarà. Talvolta, di sfuggita abbiamo sperimentato che, anche senza terra ferma sotto i piedi, non siamo caduti.
È la luce nello sguardo dell'altro, riflesso della luce di Dio, che ci guida nella maniera più sicura.