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- Invito a sorpresa
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La televisione canadese mi ha appena chiesta una testimonianza
sugli immigrati. Tutto si svolge come previsto ed in maniera
simpatica. Alla fine delle riprese il cameraman mi dice: "Che
peccato che non abbiamo potuto raggiungere Emmanuelle Béart,
che altre volte si è impegnata per gli immigrati!". |
Per bontà d'animo segnalo loro che questa celebre attrice
di cinema abita molto vicino al luogo in cui siamo. Questa confidenza
basta ad accendere il loro desiderio di incontrarla.
Arriviamo davanti ad un portone che un codice permette di aprire.
Resta da superare un altro ostacolo: quello dell'interfono. Per
fortuna, Emmanuelle è lì e mi invita a spingere
la porta che dà sul giardino.
"Non sono solo, Emmanuelle, sono con me tre canadesi".
La risposta è accogliente: "Venite". I miei
amici della televisione hanno l'impressione di entrare in paradiso.
- Un giovane, Marco, è sul posto. Non gli garba quest'improvvisa
intrusione di barbari.
Emmanuelle lo rassicura. Gli ricorda che abbiamo dormito insieme
10 anni fa nella chiesa di S. Bernardo, occupata dagli immigrati,
per evitare l'espulsione da parte della polizia. |
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L'attrice ci accoglie come se ci aspettasse e non avesse nient'altro
da fare.
La troupe della televisione è felice di realizzare l'intervista
insperata.
Quanto a Marco, sento che non è per niente fatto per gli
inviti a sorpresa!
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Liechtenstein
Situato tra l'Austria e la Svizzera, questo principato
ospita un monastero in cui alcuni cristiani, che vengono da lontano,
amano radunarsi e rigenerarsi. Alla frontiera austriaca esiste
anche una casa di missionari comboniani, che è uno spazio
di libertà molto frequentato. In questa stagione invernale
questi due luoghi sono circondati da montagne innevate che fanno
la mia meraviglia.
Una volta di più faccio l'esperienza di Chiesa dal
basso, che manifesta una meravigliosa vitalità. Le nostre
assemblee si svolgono sotto il segno del dialogo, dell'amicizia,
della preghiera. |
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Non siamo forse persone fatte per le parole e gli scambi
fraterni? Possiamo costruire grazie agli incontri ed agli scambi
fraterni che abbiamo gli uni con gli altri.
Da ciò nasce la sofferenza quando siamo nella solitudine
e nel rifiuto, poiché non c'è più relazione.
Un partecipante faceva notare: "Diventando cristiani, diveniamo
più umani?".
Siamo immersi in una cultura della riuscita, nella quale
la vita è concepita come una lotta contro gli altri. Il
motore di ciascuno è la competizione. Pensiamo che la
competizione è la fonte principale del progresso. Si tratta
di prevalere sull'altro, di dominarlo.
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Questi incontri sono stati tutt'altra cosa. La diversità
delle lingue e delle culture ha favorito un vivere insieme che
non si dimentica. Come dice lo slogan: "Nessun muro tra
i popoli, nessun popolo tra i muri". |
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Visita a degli studi televisivi
Parto per la Normandia, a Caen, per una registrazione in
televisione. Sulla banchina della stazione l'intervistatore mi
accoglie con piacere. Con l'autista, che aspetta, prendiamo la
direzione del centro per andare a mangiare in una birreria. Momento
veramente benvenuto perché fa molto freddo e siamo affamati.
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Apprezzo il fatto che mi fanno visitare questa grande sede
della televisione. È nuova, moderna, aperta alla luce.
Ciò che mi interessa sono le persone. |
Amo salutare ogni persona al suo posto di lavoro e prendere
il tempo di ascoltarle. Nel "santuario" dove si fanno
tutti i controlli e dove arrivano informazioni dal mondo intero,
ammiro la capacità di attenzione e la rapidità
dei gesti di coloro che sono davanti agli schermi.
Il mondo non è un insieme di oggetti ma un insieme
di legami. Ognuno è collegato. |
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Una donna mi presenta il suo settore di archivio. "In
questo computer sono immagazzinate tutte le informazioni".
Digita il mio nome sullo schermo. "Lei è venuto 13
volte da noi. Ecco le date, gli argomenti dei suoi interventi
".
13 volte! Trovo che è già molto! Ma è l'ultima
volta che ci vengo.
È venuto il momento di andare a visitare la truccatrice.
Mi metto nelle sue mani. Chiudendo gli occhi, penso a quella
frase del filosofo Emmanuel Lévinas: "L'altro passa
davanti a me, io sono per l'altro". |