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- A Napoli
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- In occasione dell'edizione italiana del libro "Un
catéchisme au goût de liberté" ("Un
catechismo per la libertà", Ed. la meridiana, Molfetta,
2005), ho il piacere di ritornare a Napoli e di incontrare di
nuovo volti amici.
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Poiché ricorrono i 40 anni dalla chiusura del Concilio
Vaticano II, è stata organizzata una conferenza a tre
voci per celebrare quest'anniversario. Uno dei frutti del Concilio
mi sembra la maturità dei cristiani. Ciò che vivono
nella vita profana, vogliono viverlo nella Chiesa.
Cittadini adulti e responsabili che amano la libertà e
sono abituati al funzionamento democratico non accettano più
di essere cristiani di serie B. Come discepoli di Gesù
e portatori del suo messaggio, desiderano ritrovarsi ad un livello
di uguaglianza, senza titoli e posizioni di preminenza. Questa
riscoperta è piena di promesse.
Mi viene posta una domanda: "I Francescani di Assisi si
sono visti ritirare le libertà accordate loro dal papa
Paolo VI. Fino ad allora prendevano iniziative di raduni per
la pace e la giustizia che erano una luce per molti. Ora devono
rientrare nei ranghi. Cosa pensa di questa divieto romano?".
Ciò che mi interessa non è il divieto, ma i
Francescani. Cosa diverranno? Cresceranno in umanità,
nella loro fede nel Cristo? Saranno più evangelici, costruttori
di pace come lo era san Francesco? Il divieto romano può
diventare un momento di crescita. |
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- Nell'uditorio molti cristiani si sono sentiti interpellati.
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Al tribunale correzionale
- Nella periferia nord di Parigi Assane è convocato
al Tribunale correzionale per "oltraggio ad un agente".
È francese, ha una famiglia ed un lavoro. Da anni difende
gli immigrati.
Un'africana, il cui compagno sans papiers è stato da poco
messo in carcere sorvegliato a vista, gli chiede di accompagnarla
al commissariato per avere notizie. Non le è stata data
nessuna informazione. Assane viene ammanettato, pestato. Passerà
due giorni sorvegliato a vista al commissariato. Alla sua uscita,
si recherà al pronto soccorso per far constatare le ferite.
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Stimo molto Assane. È un militante non violento, apprezzato
da tutti. Invio al giudice un'attestazione di moralità.
L'udienza è fissata alle 13. Siamo in molti a sostenere
il nostro amico. |
Sul tavolo del giudice ci sono 21 fascicoli che attendono. È
la sfilata dei giovani alla sbarra. Per 4 ore ho lo spettacolo
di una società mal ridotta, nella quale due mondi si incrociano
senza incontrarsi.
- La Presidente interroga il giovane che ha davanti a lei:
"Perché non lavora?". Risponde: "Ho perso
la mia ragazza. Non ho la testa per lavorare". La Presidente
è stupita!
Sono le 17 quando Assane è chiamato alla sbarra. Non dice
niente. La sua parola non avrebbe alcun peso rispetto a quella
dei poliziotti. Il procuratore richiede 4 mesi col beneficio
della condizionale. L'avvocato trova le parole giuste per difendere
il suo cliente. Richiama il fatto che coloro che accusano Assane
di oltraggio non sono presenti e che una pena detentiva nel suo
fascicolo sarebbe gravida di conseguenze per il suo futuro. Viene
emessa la sentenza.
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A Vienna
Nella capitale austriaca fa freddo. Cade la neve.
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Centinaia di resistenti iraniani stanno ai piedi di un grande
immobile, nel quale una delegazione internazionale è riunita
sul problema del nucleare in Iran. |
Non c'è dubbio alcuno che il regime dei Mollah ed
il nuovo Presidente cercano di ottenere la bomba atomica per
garantire la sopravvivenza del regime e perché la Repubblica
islamica diventi una potenza regionale indiscutibile.
L'arma la più pericolosa del mondo sarebbe allora posseduta
dal regime più pericoloso al mondo! L'Unione Europea manifesta
una politica di compiacenza e non di fermezza, perdendo tempo
nel tentare di negoziare con un regime terrorista. Il Consiglio
di sicurezza non ne è sempre investito.
Il popolo iraniano non ha la sua parola da dire. Il nucleare
non costituisce per lui una sfida nazionale. Le sua maggiori
preoccupazioni sono il pane e la libertà.
Inviato dalla resistenza iraniana in Francia, raggiungo i
delegati di altri paesi. Nella neve e nel vento glaciale, prendiamo
la parola a turno, prima di essere ricevuti da un rappresentante
ufficiale. |
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